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Intervista a Emanuele Trono “Enoblogger”

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Anche il mondo del vino ha i suoi influencer.

Ma come trasformare la passione per il vino in un vero e proprio lavoro?

Abbiamo intervistato Emanuele Trono, ideatore di Enoblogger, oggi diventato un influencer e punto di riferimento nel settore vinicolo online.

Come hai iniziato il tuo percorso da blogger e come si è evoluto nel corso del tempo?


Il mio percorso nasce dalla voglia di condividere la mia passione per il mondo del vino con i miei coetanei.
Quando sono stato ammesso al Master in Italian Wine Culture che ho frequentato presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ho deciso di convertire la mia pagina instagram personale alla sua impostazione attuale ovvero con il nome Enoblogger.
Era Novembre del 2016 e devo dire che in 5 anni è cambiato il mondo a livello digital e social.
In un primo momento ho iniziato a condividere con costanza contenuti sul vino, ho visto una community che cresceva forte ed interessata e dopo circa 8 mesi è arrivata la prima richiesta di collaborazione da parte di un’azienda.
Quindi da semplice passione è poi diventato un lavoro a tutti gli effetti, fatto di viaggi, degustazioni, eventi e la responsabilità di parlare ad un pubblico attuale di oltre 100 mila persone.


Ti possiamo definire un “wine communicator”: qual è il tuo approccio alla
comunicazione nel settore del vino?


Assolutamente è una definizione perfetta, racconto la mia vita e come il vino si interseca con essa.
Il mio è un approccio semplice, dinamico, fatto di divertimento e grande passione.
Difficilmente troverete esagerati tecnicismi nei miei post, perché credo che il modo migliore per avvicinare nuove persone a questo bellissimo mondo sia renderlo semplice ed accessibile.
Questo non vuol dire sminuire il prodotto ma semplicemente parlando tutti i giorni con le persone so benissimo quali sono i tasti da toccare per interessarli e far crescere in loro l’interesse verso la materia.


Quali sono le attività che trovi più calzanti con il tuo profilo e che ritieni più vincenti nel settore vinicolo?


Le attività che funzionano meglio sono quelle in cui si fanno vedere situazioni esclusive e dove si va a creare un’alone di mistero attorno al prodotto.
Si deve creare aspettativa, usare la teatralità ed andare oltre alle canoniche forme di presentazione.
Per questo credo fortemente che il settore vinicolo debba prendere spunti anche da altri settori per trovare idee interessanti e perché no creare joint venture con brand di altri mondi cosi da interessare sempre di più un pubblico maggiore.


In un settore in estrema espansione dove oggi ti confronti con sommelier influencer, giornalisti e giovani appassionati di vino…quali sono i tuoi elementi di differenziazione?


Ciò che mi differenzia è il fatto di essere costantemente sul territorio con i produttori e la mia semplicità di approccio alla materia, molto spesso in tante situazioni le persone puntano a far uscire il proprio ego cercando di parlare in modo complicato per far percepire quanto sono preparati.
Io credo che la formula vincente non sia quella, ma anzi far vedere la preparazione nella semplicità di linguaggio dal mio punto di vista e sinonimo di comprensione del pubblico.
Si sa, nel marketing una delle regole d’oro è che la paura fa vendere.
Quindi creare paura ed ergersi a maestri pone in una condizione favorevole. Andrò contro corrente ma preferisco che le persone si sentano importanti anche non conoscendo tutto, poi con l’esperienza e l’esercizio tutto arriva.
Ma all’inizio di un percorso è impossibile pensare di conoscere qualsiasi cosa,
specialmente nel mondo del vino.
Quindi apertura mentale e meno giudizi, cosi si fa una comunicazione utile a questo settore e si esalta il vino italiano.


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